Sabato 17/10/2015 – Ore 21,00 Compagnia TEATRO IMPIRIA “ MOLTO PIACERE”
Lo spettacolo
I genitori di due bambini che si sono picchiati al parco si incontrano per un accordo ed una riappacificazione, cercando di risolvere la cosa da persone civili.
Ma gli iniziali convenevoli e buoni proponimenti si trasformano in velenosi e cinici battibecchi, non solo tra le due coppie di genitori ma anche all’interno delle stesse coppie. Il “civile” incontro diviene presto una carneficina dialettica in un tutti-contro-tutti, tanto esilarante per il pubblico, dove quattro adulti arrivano a comportarsi come bambini.
L’uso via via più iroso del formale “molto piacere”, che dà anche il titolo alla piéce, accompagna lo svelamento del “peggio di sé” che i quattro personaggi finiscono col manifestare, il cui debordante egocentrismo è sottolineato dal regista Andrea Castelletti che li fa muovere dentro un ambiente ridicolmente piccolo, in cui giganteggia solo il grande ego di ciascuno, sottolineato dall’attaccamento feticistico per un oggetto personale gigante.
Una commedia tragica e comica, graffiante e divertente, che elargisce un valido esempio della condizione umana di noi occidentali all’alba del terzo millennio, dove uomini e donne si sentono ostinatamente più importanti dell’ambiente che li circonda.
In scena due attrici e due attori di elevata statura quali Simonetta Marini, Laura Murari, Michele Vigilante e Dino Tinelli, cui è affidata l’interpretazione di questa commedia tragica e comica, graffiante e divertente.
Note di regia
Uno spettacolo-battaglia dove le linee di combattimento vengono continuamente ridisegnate, in quella che risulterà una resa dei conti di tutti contro tutti, finché ognuno si rivela per ciò che è veramente: mostrando le proprie contraddizioni più profonde. Il “civile” incontro cede presto sotto la spinta di queste forze, innescando una carneficina dialettica tanto esilarante per il pubblico, quanto amara nella realtà. L’umorismo nasce – pirandellianamente parlando – dal conflitto tra la forza profonda della vita e le maschere che ciascun personaggio rappresenta. E a dirla tutta i quattro personaggi potrebbero essere assunti a maschere rappresentative e stigmatizzanti delle diverse condizioni morali e sociali dell’uomo moderno, al pari di come erano le maschere nella commedia dell’arte. Ed ecco che la l’illuminazione della scena si riconduce a quella proprio in uso nella commedia dell’arte, ad accentuare nelle sue luci ed ombre il gioco teatrale che lo spettacolo in fin dei conti è: una commedia.
L’accento registico è posto proprio sulla condizione umana di noi occidentali all’alba del terzo millennio, dove uomini e donne si sentono ostinatamente più importanti dell’ambiente che li circonda: da questo concetto l’idea scenografica di realizzare un mondo fatto di mobili ed oggetti in miniatura, dentro il quale per raffronto gli attori risultano colossi, espressione visiva del loro imponente ego. In aggiunta ciascun personaggio reca un oggetto ulteriormente enorme in cui identifica sé stesso (i sigari, il portacipria, i cataloghi d’arte, il cellulare): saranno questi oggetti che in un innuendo di rabbia non più sopita verranno distrutti in un esilarante finale apocalittico.